Polvere e polveri

Cosa sono le polveri?

Con il termine “polveri” si intendono tipicamente delle particelle solide che hanno indicativamente una dimensione compresa tra 1 e 100 micron. 

L’esempio tipico di polvere l’abbiamo nelle nostre case ed è composta da:

  • particolato atmosferico;
  • residui di pelle
  • piccoli frammenti di capelli
  • piccoli frammenti di peli
  • residui di cibo
  • frammenti di vestiti…

Nel mondo dell’abbattimento degli inquinanti industriali esse possono derivare da innumerevoli attività: 

  • asportazione di materiale dalla superficie di oggetti 
  • ingredienti di ricette chimiche, farmaceutiche
  • verniciatura
  • essiccazione…

Come si misurano le polveri? La loro granulometria

Le particelle sospese nell’effluente possono essere campionate mediante appositi sistemi di misura. 

La granulometria della polvere permette di conoscere la composizione dimensionale della polvere che si sta trattando. 

Solitamente le polveri, come abbiamo visto,  sono costituite in genere da una miscela di elementi di diverse forme e dimensioni.

Uno dei modi più semplici per determinare la granulometria di un quantitativo noto di polveri è la setacciatura. 

Setacciatore

Tale procedura dovrà essere eseguita da un laboratorio attrezzato per questa attività.

Il campione viene inserito in una serie di setacci con maglie di dimensioni via via decrescenti, posizionati su un basamento che li mette in vibrazione. 

Le polveri di dimensioni maggiori vengono trattenute dai setacci superiori, mentre le polveri più fini arrivano ai setacci a maglia più stretta.

Con granulometrie molto fini si utilizzano tecniche che prevedono l’uso di laser.

Come si classificano le polveri?

La loro classificazione avviene in base al loro diametro aerodinamico equivalente. 

Si utilizza spesso anche l’identificativo PM, abbreviazione di Particulate Matter, seguito dal diametro aerodinamico massimo delle particelle. 

Molte volte avrai sentito parlare di PM10? Ecco con questa sigla si identificano tutte le particelle con diametro inferiore o uguale a 10 µm.

Per la stessa logica quando hai sentito parlare di PM2,5 si sta parlando di tutte le particelle con diametro inferiore o uguale a 2,5 µm.  Il PM2,5 è un sottoinsieme del PM10. 

Perché è così importante dare una dimensione alle polveri?

C’è sicuramente un aspetto sanitario. 

Quando viene inalata della polvere una delle prime reazioni che il nostro corpo effettua è tossire. 

Il colpo di tosse è quello che permette di “rigettare” le particelle che sono state inalate come metodo personale di protezione.

Da questo capisci che più piccole sono le dimensioni delle particelle, maggiore è la possibilità che queste passino dai nostri “filtri”. 

Noi essere umani siamo tanto evoluti da avere i nostri “filtri” integrati ed in alcuni casi anche “autopulenti”. 

Torniamo a noi, in linea di massima il particolato grossolano se inalato, normalmente non permane nel tratto respiratorio se non in piccolissima parte. 

 Il PM10 tende a fermarsi nell’apparato respiratorio superiore (naso e laringe) mentre il PM2,5 è in grado di penetrare profondamente nei polmoni.

Ecco perché è fondamentale capire, conoscere e saper affrontare il problema.

Esistono normative di carattere europeo, nazionale e regionale per quanto riguarda la limitazione delle emissioni di particolato in atmosfera. Per quanto riguarda l’Italia il T.U. sull’ambiente conosciuto anche come 152/2006 le fa da padrona. 

L’origine delle polveri, da quali fonti inquinanti?

Le fonti principali di polveri fini sono due:

  • fonti naturali 
    • incendi boschivi
    • attività vulcanica
    • polveri, terra e sale marino alzati dal vento (il cosiddetto aerosol marino)
    • pollini e spore
    • erosione di rocce
  • fonti antropogeniche
    • traffico veicolare, sia dei mezzi diesel che benzina
    • uso di combustibili solidi per il riscaldamento domestico (carbone, legna e gasolio)
    • residui dell’usura del manto stradale, dei freni e delle gomme delle vetture
    • attività industriale

Come si può notare, data la natura preponderante antropogenica della fonte emissiva, non è un caso che durante il periodo autunno-inverno nelle aree urbane il livello di concentrazione delle PM10 aumenti,fino a raggiungere livelli preoccupanti.

Quali armi abbiamo contro le polveri aerodisperse?

A questa domanda voglio dedicare questo articolo specifico che parlerà dei sistemi più semplici di filtrazione che noi tutti adoperiamo, a volte anche senza saperlo, che riguardano i filtri statici .In base alla loro classificazione possono darci una mano a respirare un’aria che sia il più possibile priva di inquinanti solidi e li possiamo trovare  nelle nostre macchine (filtro antipolline), nei condizionatori ecc..

Le polveri di origine industriale che vengono prodotte dalla linea produttiva e che vengono convogliate per essere trattate e abbattute possono usare sistemi statici, ma per maggiore praticità ed economicità di investimento vengono utilizzati sistemi di depolverazione a secco oppure sistemi di depolverazione a umido.

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